mercoledì 11 giugno 2008

OUR SLIDE SHOW

SLIDESHOW Piante&Fiori

SLIDESHOW Animali

martedì 10 giugno 2008

VIDEOFAUNO

E QUESTO E' IL NOSTRO VIDEO DEL MUSEO DI STORIA NATURALE!

venerdì 6 giugno 2008

POVERI ERBIVORI!


Lo sapete perché i piccoli delle specie erbivore già pochi minuti dopo la nascita sono capaci di camminare, al contrario dei cucciolotti delle specie carnivore che impiegano molto più tempo prima di esserne in grado?
La risposta è semplice: perché gli erbivori, anche da cuccioli, devono essere in grado di scappare più veloci della luce dai consimili carnivori mentre i carnivori, non avendo questo problema possono restare nelle loro tane anche per diversi mesi … comoda la vita per loro! ..

I MANGIATORI DI CARTA!




Molto spesso vi sara’ capitato di trovare (se ancora non vi e’ successo ... tranquilli, succedera’ molto presto) spostando un libro, di vedere saltar fuori dei graziosi animaletti che schizzano via più veloci della luce (pensate io li ho trovati in cucina, dietro la lavatrice che rosicchiavano un pezzettino di carta che era lì da ... un po' di tempo .... si sà dietro la lavatrice non si pulisce tutti i giorni).
Si tratta di deliziosi insettini che comunemente sono chiamati "pesciolini d’argento" e per chi non li ha ancora conosciuti, ve li presento.

Si tratta di insetti appartenenti alla famiglia dei Lepismatidae con numerose specie tra cui il "Lepisma saccharina L." ed il "Thermobia domestica Pack" che vivono a spese dei libri, della carta, della stoffa, dei tappeti, delle sostanze amilacee, delle spore, ecc.
Sono insetti provvisti di un robusto apparato boccale di tipo masticatore, vale a dire dotati di "grossi denti" con i quali rosicchiano le varie sostanze delle quali si nutrono. Sono insetti molto sensibili al secco e per il loro sviluppo hanno bisogno di ambienti temperati. Per questo motivo si trovano spessissimo nelle abitazioni riscaldate. Sono molto longevi e possono vivere anche alcuni anni.

VISCHIO CATTIVO!!


Il vischio (Viscus album - Fam. Lorantaceae), pianta molto amata nel periodo natalizio, legata alla tradizione del bacio sotto il vischio, in realtà è una pianta cattivissima. Vive infatti parassitando i rami delle piante superiori quali conifere e latifoglie. Contrariamente ad altre piante parassite, il vischio ha la capacità di realizzare la fotosintesi clorofilliana e ricava dall'ospite soluzioni minerali mediante delle appendici che perforano la corteccia fino ad arrivare ai tessuti più interni sia per ancorarsi sia per differenziare dei tessuti simili ad elementi vascolari che gli servono per succhiare la linfa della pianta parassitata.
Pensate che per cercare di risanare una pianta parassitata da questa terribile pianta, non è sufficiente asportare il vischio esternamente perchè rigermoglia. Occorre effettuare delle vere e proprie operazioni di dendrochirurgia, vale a dire incidere i tessuti parassitati (rami o tronco) e fare una perfetta pulizia delle propaggini del vischio. Un'altra alternativa? Tagliare la parte colpita, senza pietà!

CAVALLUCCIO MARINO=MAMMA


Il cavalluccio marino, questo delizioso pesciolino (nome scrintifico "Hippókampos", da "híppos"="cavallo" e "kampe"="curvatura"), in realtà ha delle abitudini che non tutti sanno. Infatti, i cucciolotti di questa specie sono partoriti dal papà e non dalla mamma. Come? Ve lo spiego.
La femmina produce le uova (e fin qua tutto procede secondo natura). Alcuni giorni prima della loro maturazione (pronte per essere fecondate) la femmina si lascia corteggiare dal maschio che la rincorre senza sosta fino a quando non riesce ad afferrarla per la coda. Questo gesto rappresenta il matrimonio. A questo punto si ha l'accoppiamento all'incontrario: la femmina depone le uova in una sacca ventrale del maschio e solo allora, il maschio le feconda. Questa sorta di "marsupio" diventa quindi una "placenta" dove circola ossigeno per mantenere in vita le uova .

MANGIARE UN FIORE O UNA MELA?


Forse non tutti sanno che in realtà la mela ("pomo" per i botanici), è in realtà un falso frutto, la cui polpa carnosa deriva dalla saldature e dallo sviluppo dei tessuti fiorali. Infatti, ciò che noi mangiano è in realtà il ricettacolo fiorale particolarmente sviluppato. Il vero frutto, vale a dire quello che si origina dall'ovario è quella sottile lamina, decisamente coriacea, che avvolge i semi.
Però … ci pensate che quando mangiate una mela in realtà state mangiando un fiore?
In fondo però ci piace lo stesso anche perché questo prezioso frutto ha ispirato generazioni e generazioni: Adamo ed Eva e la mela come frutto del peccato;

QUALI SONO GLI ANIMALI PIU' NUMEROSI SULLA TERRA??



Il solo ordine dei Coleotteri, comprende oltre 300.000 specie e rappresenta il più vasto numero di animali fra quelli presenti nel globo terrestre dai protozoi all’uomo …… auguriamoci pertanto che le nostre coccinelle possano continuare a prosperare e prolificare felici e contente.

giovedì 5 giugno 2008

IL CAVALLO IN COSTUME


Le caratteristiche bande bianche e nere del manto della zebra sono proprie di ogni individuo,
così come l’impronta digitale dell’uomo. Questo ha permesso agli studiosi di distinguere ogni
singolo soggetto anche tra centinaia di altri individui, del tutto simili ma non uguali tra loro.

In relazione all’evidente manto a strisce bianche e nere, è stata scherzosamente nominata
“cavallo in costume”, anche se il ragliare l’avvicina più ad un asino che ad un cavallo. Il disegno
a strisce varia con la regione geografica.
La zebra, così come gli altri Perissodattili (rinoceronti, tapiri e cavalli), possiede dita dispari, ed il
peso del corpo è portato principalmente o interamente dal terzo dito. Le dita sono protette
dallo zoccolo.
Gli appartenenti a questo Ordine sono esclusivamente erbivori e la fila larga e continua dei
molari è un’evidente adattamento all’alimentazione a base di erba.

Le peculiari striature bianche e nere sono state a lungo studiate dagli zoologi: secondo alcuni, il
manto permette una maggior possibilità di mimetizzarsi alla vista del predatore, che potrebbe
essere disorientato da un branco di zebre in corsa; inoltre, il contorno poco definito della zebra
si accentua con il calore della terra africana e tra le steppe.
Questa forma di mimetizzazione, che ha il compito di confondere il contorno del corpo dell’animale, è detta somatolisi, ed è comune tra altri Mammiferi, tra svariati Uccelli, Rettili ed Anfibi. Secondo altri studiosi, le bande bianche e nere non giustificherebbero in modo chiaro una strategia antipredatoria: sia perché le zebre pascolano in ambienti aperti, sia perché si associano ad altri animali, come gli gnu, sia perché non troverebbe spiegazione il fatto che andando da nord a sud il manto diventi più chiaro. Quindi le zebre contrasterebbero l’azione dei predatori sfruttando principalmente i propri sensi (l’udito e l’olfatto) e la fuga, più che il mimetismo.

VIDEORTO

IL NOSTRO VIDEO SULL'ORTO BOTANICO...

mercoledì 4 giugno 2008

PIANTE KILLER




(piante da appartamento: si possono nascondere pericolosi killer? Si tratta di piante che se ingerite, possono essere tossiche o addirittura velenose per l’organismo umano. Ecco alcune delle più comuni piante velenose... da appartamento)
È il simbolo della commemorazione dei defunti, ma del Crisantemo (Chrysanthemum) gli si riconoscono diversi usi. Gli agricoltori per esempio lo utilizzano per tenere lontani i conigli: la testa del fiore è tossica, soprattutto per gli animali. E seppure non in maniera letale, può provocare fastidi come orticaria, prurito, dermatite da contatto anche agli esseri umani. Dai suoi fiori si produce un insetticida naturale, il piretro, i cui effetti sull'uomo non sono pericolosi (almeno non quanto quelli degli insetticidi di derivazione sintetica). Come per tutte le piante la velenosità del crisantemo risponde a precise esigenze di difesa: un importante vantaggio sugli animali, davanti ai quali i fiori, a causa della loro immobilità, non possono fuggire.

CIBO STRATEGICO




Mangiare questi fiori rosa per il bruco della fotografia non significa solo nutrimento ma è un modo per immagazzinare nei suoi tessuti un’arma contro i predatori. La pianta di Asclepias, elemento principale della sua dieta, contiene infatti delle sostanze tossiche non dannose per il bruco e per la farfalla che diventerà dopo la metamorfosi. Lo sono invece per gli uccelli che se cercheranno di cacciare le farfalle monarca (Danaus plexippus) o i loro bruchi incapperanno in tremendi mal di pancia.

SE LA NOCE NON VA ALLA SCIMMIA...




C’è chi cala in picchiata sulla preda, c’è chi aspetta paziente il passaggio di qualcosa da mettere sotto i denti, c’è chi usa utensili e c’è chi mangia quel che trova. Le tecniche e le strategie che gli animali adottano per assicurarsi un pasto sono molte.
Il cebo dai cornetti (Cebus apella) le escogita tutte per procurarsi del cibo; un bel sasso, le dita prensili e un pizzico di furbizia lo aiutano a rompere una noce che altrimenti sarebbe un bocconcino inarrivabile. Come gli scimpanzé, queste scimmiette sudamericane ghiotte di frutta, insetti, semi e piccoli mammiferi, utilizzano strumenti: bastoncini per stanare i piccoli insetti nascosti nei tronchi degli alberi e pietre per fare scorpacciate di polpa protetta dai gusci più duri.

PASCOLO AFRICANO




La savana offre quel che c’è: erba, foglie, radici e corteccia. E se si vuole sopravvivere anche un po’ di terra può bastare. Si è osservato infatti che la zebra (Equus burchelii) a volte mangia il terriccio. Probabilmente per soddisfare il bisogno di sali minerali, sostanze difficili da reperire durante la stagione secca, quando acqua e germogli sono scarsi!

APERITIVO IN SPIAGGIA


Lagune, stagni, paludi, rive di laghi sono le sue riserve di caccia. In questi ambienti infatti l’airone azzurro (Egretta caerulea), uccello che vive lungo le coste orientali dell’America del nord, trova i suoi piatti preferiti: molluschi, crostacei, pesci, rane, tartarughe. La sua tattica consiste nel camminare lentamente in pochi centimetri d’acqua, smuovere il fondo con le zampe e afferrare con il becco aguzzo la prima leccornia che spunta dalla sabbia.

STELLA MARINA E ANEMONE DI MARE! BUON APPETITO!!




Che brutta fine, per questa stella marina (Asterina miniata)! Finire in pasto a un anemone di mare (Urticina piscivora), infatti, non deve essere il massimo del divertimento. Ma non è facile sfuggire a questo predatore che vive ancorato alle rocce dei fondali marini. Basta un attimo di distrazione per essere raggiunti dai suoi tentacoli urticanti che iniettano nella vittima – in genere piccoli pesci – con un cocktail di tossine paralizzanti. Sembra che questo veleno, rilasciato nell’acqua, funzioni anche da “repellente” contro i possibili predatori, uomo compreso. Ne sono invece immuni il pesce pagliaccio e qualche gamberetto, che sviluppano con alcuni tipi di anemone una forma di simbiosi. Una volta stordita con il veleno, la preda può essere ingerita attraverso una fessura collegata con lo stomaco stesso, come è successo a questa stella marina!

giovedì 29 maggio 2008

MUSEO DI STORIA NATURALE


Il Museo di Storia Naturale fu costituito nel 1771 per merito di Lazzaro Spallanzani (1729-1799), titolare della cattedra omonima neoistituita.

Le raccolte didattiche si svilupparono in rapida successione attorno a un primo nucleo, costituito in prevalenza di minerali, dono dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria.

La sede del Museo fu per 150 anni nel prestigioso Palazzo Centrale dell’Università. Raccolte personali, oltre ad acquisti, scambi e donazioni di materiali di grande valore scientifico, contribuirono a mantenere alta la fama del Museo in ambito europeo. Dopo la morte di Spallanzani, avvenuta nel 1799, i successori contribuirono a un notevole sviluppo dell’istituzione e all’incremento delle collezioni.

In attesa della sede definitiva per l’allestimento degli oltre 500.000 reperti, sono attualmente fruibili le collezioni zoologiche di vertebrati, comprensive di alcuni degli esemplari di epoca spallanzaniana che ancora si conservano: un tursiope del 1781, un ippopotamo del 1783, un coccodrillo donato nel 1782, uno squalo acquistato nel 1790, un giovane orangutan arrivato nel 1786 e una mandibola di balena di Groenlandia, giunta da Vienna nel 1793

ORTO BOTANICO


L'Orto botanico di Pavia fu istituito nel 1773, voluto dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria.

Gli elementi architettonici e botanici coevi alla fondazione dell'Orto sono, oltre a queste serre, una vasca posta nel settore sudorientale e il platano che si trova a nord delle serre stesse.

Tale pianta, secondo la tradizione, sarebbe stata messa a dimora dallo stesso Scopoli. Oggi, alta 45 metri e con una circonferenza di 7.30 metri a un metro da terra, risulta inserita nel catalogo degli alberi monumentali d'Italia.

La serra tropicale a clima caldo–umido, nella quale anche oggi sono coltivate piante esotiche come Tillandsia, palme, banani, monstere, Ficus, pepe e numerose felci, venne fatta costruire nel 1974 dal direttore Ruggero Tomaselli.

Attualmente l'Orto si estende su una superficie di circa due ettari e ospita circa duemila specie, organizzate in collezioni: il roseto e le azalee (varietà di Rhododendron indicum) a sud, le conifere nel settore sudorientale, le latifoglie e una piccola collezione di ortensie a nord dell'edificio principale, l'aiola della pianta del tè (Camelia sinensis). Ci sono anche specie acquatiche e officinali. Nelle serre scopoliane sono raccolte collezioni di piante succulente e Cicadacee.